Prima o poi capita a tutti. Usciamo a cena con degli amici per andare al ristorante indiano, o con i colleghi per l’abbondante cena che precede gli auguri di Natale. Arriviamo (con fatica!) alla fine del pasto e dopo aver mangiato un bel piatto di pasta come primo, un arrosto circondato di patatine fritte come secondo e una porzione abbondante di tiramisù come dolce, quella tazza di caffè o quel bicchierino di amaro che di solito mandiamo giù tutto d’un fiato per assaporarne meglio il gusto ci trafigge proprio lì, come uno spillo conficcato dritto nella bocca dello stomaco.
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Facciamo finta di niente, ma quando andiamo a letto, dopo due ore ci svegliamo con quel fastidioso sapore acido in bocca e cominciamo a massaggiarci con la mano poco sopra l’ombelico. Sembra che lì dentro ci sia un fiammifero acceso con la sua fiamma rovente che ci pizzica dall’interno. Passa un giorno o due, mangiamo leggero, tutto sparisce e non ci pensiamo più. Ma di cosa si tratta? Che è successo quella sera e perché quel dolore così fastidioso e improvviso? I medici lo chiamano “reflusso gastroesofageo” e in genere viene anche definito reflusso acido.
Una condizione molto comune
Il reflusso acido non è sempre sintomo di una malattia. Molto spesso si tratta solo di un episodio sporadico che ci viene a far visita dopo un pasto particolarmente abbondante e speziato. A volte, invece, quando gli episodi sono frequenti e tendono a diventare uno spiacevole “appuntamento fisso” anche dopo pasti non particolarmente abbondanti, iniziamo a parlare di vera e propria malattia da reflusso gastroesofageo. Nei paesi più industrializzati, dove predominano tutti i principali fattori di rischio (obesità, stress, fumo, consumo di pasti abbondanti e bevande voluttuarie), fino a 4 adulti su 10 soffrono in qualche misura di malattia da reflusso acido. Sorprendente, vero?
Le cause del reflusso acido
Ma che cosa succede dentro al nostro stomaco per farci tanto male? Cominciamo col dire che è normale avere dell’acido dentro allo stomaco, anzi siamo proprio noi che lo produciamo. In particolare, produciamo acido cloridrico (formula chimica: HCl) che serve per iniziare la digestione dei cibi che introduciamo con la dieta. Il nostro corpo, una macchina perfetta, è strutturato in modo tale da impedire che l’acido prodotto dentro lo stomaco risalga nell’esofago, perché la mucosa esofagea (cioè il “rivestimento interno” dell’esofago) non è in grado di resistere bene all’acido come la mucosa dello stomaco, che invece è creata proprio per questo. Spesso il problema nasce proprio dall’esofago, perché laggiù in fondo, nel punto in cui è collegato allo stomaco, non è abbastanza “forte” da chiudere il passaggio all’acido che risale. Quel passaggio si chiama in gergo tecnico “sfintere gastro-esofageo” e non è altro che un anellino di tessuto muscolare involontario che si rilascia quando mandiamo giù il cibo e poi si richiude subito dopo per impedire all’acido di risalire. Se qualcosa va storto, il passaggio rimane aperto, l’acido risale verso l’esofago, irrita la mucosa e…cominciano i dolori!
Da cosa viene scatenato il reflusso gastroesofageo
Tra i fattori scatenanti del reflusso acido ci sono l’obesità (in realtà già essere sovrappeso di qualche chilo predispone al reflusso), le cattive abitudini alimentari, la posizione sdraiata (non per niente il reflusso gastroesofageo colpisce soprattutto di notte, mentre dormiamo), lo stress. Fra i cibi che scatenano il reflusso acido, al primo posto vanno di sicuro i cibi speziati (non esageriamo con il peperoncino quindi!), seguiti dalle bevande con pH acido (come il succo d’arancia e di agrumi in generale), poi le tipiche bevande voluttuarie più diffuse (the nero è caffè), le bibite gasate zuccherine, il fumo di sigaretta e gli alcolici.

Quel saporino acido in bocca
Come ci rendiamo conto di soffrire di reflusso acido? E’ abbastanza semplice in realtà. I sintomi sono piuttosto facili da riconoscere: bruciore di stomaco (in realtà è l’esofago che fa male, ma noi quella zona la chiamiamo tutta semplicemente ‘stomaco’) e sensazione di sapore acido in bocca. Poi ci sono sintomi più difficili da ricondurre al reflusso acido (se il vostro medico ci riesce al primo colpo, fategli i complimenti): la tosse secca, una faringite che fatica ad andare via, fino ad arrivare al dolore toracico che ci mette paura perché somiglia tanto a al dolore tipico dell’infarto. Una curiosità: lo sapevate che spesso gli infarti vengono scambiati per reflusso gastroesofageo e molti episodi di reflusso gastroesofageo vengono scambiati per infarto? Se dovessi scegliere, preferirei di sicuro la seconda ipotesi…
Disturbo comune, ma non bisogna sottovalutarlo
Qualche episodio qui e là di reflusso acido è cosa comune e in genere non ci deve far preoccupare. Se i sintomi però continuano per tanto tempo e arriviamo al punto di passare gran parte della nostra settimana a fare i conti con quei fastidiosi bruciori o con altri sintomi riconducibili al reflusso, forse è bene consultare il medico perché un reflusso acido prolungato nel tempo può alterare la mucosa dell’esofago in modo permanente, preparando il terreno a disturbi ben più gravi, perfino il cancro dell’esofago.
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Ma non abbiate paura: abbiamo a disposizione tanti farmaci molto efficaci per combattere il reflusso gastroesofageo, per tornare a gustarci in santa pace quel pranzo ricco ed abbondante che avevamo interrotto all’inizio dell’articolo per colpa di quel dolorino, subdolo come una puntura di spillo proprio lì, all’imbocco stomaco…